Poche sono le notizie sulle donne che si occuparono di arte nel passato. Certamente hanno contribuito la mancanza di fonti unita al fatto che i primi “artisti” erano dei semplici artigiani. Alle donne era precluso il lavoro nelle botteghe artigiane ed eccetto nei casi di figlie di “artista” non avevano accesso allo studio della prospettiva e dell’anatomia. Vasari ci racconta che la figlia di Paolo Uccello, Antonia, che era carmelitana, sapeva disegnare e che, alla morte, venne registrata come “pittoressa”.
L’unica altra possibilità di fare arte era data all’interno dei conventi femminili. Nei chiostri le donne avevano la possibilità di ricevere una buona educazione, studiando musica e disegno, lettere e filosofia. Molto attivi gli scriptoria femminili che sfornavano codici miniati, ad esempio il convento femminile di Chelles, la cui badessa era Gisela sorella di Carlo Magno, produsse 13 volumi di manoscritti miniati, tra cui uno firmato da amanuensi donne.
Vanno cercate in questo ambito le prime artiste, sebbene vada precisato che non tutte le religiose erano interessate alla resa estetica delle miniature.
Per parte mia non credo poi che sia intetessante attribuire il primato di donna artista. Più stimolante invece cercare di fare luce sulla storia reale, cercando di colmare alcune lacune, dando il giusto peso alle figure storiche che emergono.
Bologna e Cremona furono le due città che permisero a molte donne di potersi occupare di arte, mentre Firenze sia per l’organizzazione delle botteghe sia per la quantità di artisti presenti, non dava molto spazio alle donne. Tra le prime donne considerabili artiste viene in mente Caterina de’ Vigri (nel 1712 canonizzata santa), fondatrice e prima badessa del convento non più esistente delle clarisse del Corpus Domini di Bologna, musicista, miniaturista e pittrice. Sempre a Bologna emerse la prima scultrice europea Properzia dei Rossi di cui ho trattato in un precedente post. In Toscana invece troviamo Maria Ormani, suora dell’ordine agostiniano, miniaturista del Breviarium Calendarium ad udus Ordinis S. Agustini, conservato nella Biblioteca imperiale di Vienna, che riporta in un cartiglio anche firma e data Ancilla Iesu Christi Maria Ormani filia scripsit MCCCCLIII. Cosa interessante è che Maria additittura si ritrasse nel cartiglio del breviario. In confronto alle miniature di Caterina de Vigri queste hanno un’attenzione alla decorazione e all’eleganza che quelle bolognesi non hanno.
In Toscana i monasteri femminili domenicani in periodo savonaroliano divennero delle vere e proprie botteghe artistiche.
Un chiaro esempio di questo è rappresentato dalla storia di Suor Plautilla Nelli (Firenze 1523-1588). Plautilla, al secolo Polissena, era figlia di Piero di Luca Nelli, agiato mercante di stoffe, dei Nelli di San Lorenzo, quelli che hanno dato il nome al famoso Canto e i natali a Bartolommea mamma di Machiavelli.
A 14 anni prese i voti nel convento di Santa Caterina da Siena in Cafaggio. Per alcuni, come il Vasari, fu probabilmente allieva di fra Paolino da Pistoia, che aveva avuto come maestro Fra Bartolomeo presso il convento di san Marco, per altri fu una completa autodidatta. Ebbe in ogni caso la possibilità di studiare una collezione di disegni di Fra Bartolomeo che erano conservati nel convento, sebbene il suo stile non si allinea alla bella maniera per restare legato ad una pittura più convenzionale.
Fu eletta varie volte priora del convento e dimostrò una notevole capacità imprenditoriale, riuscendo con le vendite dei suoi dipinti ad essere il maggior introito del convento. Le sue consorelle e allieve non raggiungeranno la sua fama ma si può supporre ci fosse un’organizzazione simile ad una bottega artistica. Tra queste si ricordano Prudenzia Cambi, Agata Traballesi, Maria Ruggeri, Maria Angelica Razzi.
Dal 9 marzo aprirà agli Uffizi la mostra curata da Fausta Navarro, che si inserisce nel nuovo programma del direttore Eike Schmidt di dare più spazio alle opere di artiste donne.
Quasi 20 anni fa vi era già stato un certo interesse verso la suora pittrice col convegno organizzato a Fiesole nel 1998 dalle università americane Geoegetown e Syracuse.
La mostra fiorentina nasce grazie all’interesse di Jane Fortune, fondatrice di The Advancing Women Artists Foundation (AWA), che dopo aver visto un manoscritto di Plautilla, ebbe la possibilità di osservare le sue opere, rimanendone affascinata. Data la pessima conservazione delle opere la fondazione americana si attivò per restaurarle.
Tra le sue opere pittoriche, solo poche sono conosciute: la Pentecoste di Perugia,
il Compianto sul Cristo morto del Convento di San Marco,
il Matrimonio mistico di santa Caterina della Collegiata di Empoli,
L’ultima cena proveniente dal convento di santa Caterina ed oggi nel refettorio di Santa Maria Novella, è l’unica opera firmata da Plautilla e l’unico esempio di cenacolo di mano femminile.
Sono state da poco restaurate da Rossella Lari due delle tre lunette del convento di santa Caterina oggi conservate presso il Museo del cenacolo di San Salvi.
Una lunetta raffigura santa Caterina da Siena che riceve le stimmate,
Un’altra san Domenico che riceve la cintura dalla Vergine.
La terza lunetta con la Crocifissione si trova presso la Certosa del Galluzzo.
Esposto in mostra un dipinto di devozione domenicana con Santa Caterina, restaurato grazie all’AWA.
Delicata la Madonna addolorata, copia di Alessandro Allori. Plautilla guardò moltissimo sia alle opere dell’Allori sia a quelle del Sogliani.
Nel Gabinetto delle stampe e dei disegni di Firenze sono conservati 9 disegni attribuiti a Plautilla. Qui di seguito 3 esemplari.
Dopo aver visto la mostra spero di potervela raccontare…
Come postilla copio il passo tratto dalle Vite (ed. giuntina) di Vasari che parla di Plautilla:
Di queste la prima è suor Plautilla, monaca et oggi priora nel monasterio di S. Caterina da Siena in Fiorenza in sulla piazza di San Marco, la quale cominciando a poco a poco a disegnare et ad imitar coi colori quadri e pitture di maestri eccellenti, ha con tanta diligenza condotte alcune cose che ha fatto maravigliare gl’artefici. Di mano di costei sono due tavole nella chiesa del detto monasterio di S. Caterina; ma quella è molto lodata dove sono i Magi che adorano Gesù. Nel monasterio di S. Lucia di Pistoia è una tavola grande nel coro, nella quale è la Madonna col Bambino in braccio, San Tommaso, S. Agostino, S. Maria Maddalena, S. Caterina da Siena, S. Agnese, S. Caterina martire e S. Lucia; et un’altra tavola grande di mano della medesima mandò di fuori lo spedalingo di Lemo.
Nel reffettorio del detto monasterio di S. Caterina è un Cenacolo grande, e nella sala del lavoro una tavola di mano della detta; e per le case de’ gentiluomini di Firenze tanti quadri che troppo sarei lungo a voler di tutti ragionare. Una Nunziata in un gran quadro ha la moglie del signor Mondragone spagnuolo; et un’altra simile ne ha madonna Marietta de’ Fedini. Un quadretto di Nostra Donna è in S. Giovannino di Firenze; e una predella d’altare è in S. Maria del Fiore, nella quale sono istorie della vita di S. Zanobi, molto belle. E perché questa veneranda e virtuosa suora, inanzi che lavorasse tavole et opere d’importanza, attese a far di minio, sono di sua mano molti quadretti belli affatto in mano di diversi, dei quali non accade far menzione. Ma quelle cose di mano di costei sono migliori che ella ha ricavato da altri, nelle quali mostra che arebbe fatto cose maravigliose se, come fanno gl’uomini, avesse avuto commodo di studiare et attendere al disegno e ritrarre cose vive e naturali. E che ciò sia vero, si vede manifestamente in un quadro d’una Natività di Cristo ritratto da uno che già fece il Bronzino a Filippo Salviati. Similmente il vero di ciò si dimostra in questo, che nelle sue opere i volti e fattezze delle donne, per averne veduto a suo piacimento, sono assai migliori che le teste degli uomini non sono, e più simili al vero. Ha ritratto in alcuna delle sue opere, in volti di donne, madonna Gostanza de’ Doni, stata ne’ tempi nostri essempio d’incredibile bellezza et onestà, tanto bene, che da donna in ciò, per le dette cagioni non molto pratica, non si può più oltre desiderare.
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